Le origini

Da un’amicizia

Chi in questi anni è entrato in contatto con l’esperienza della Piazza dei Mestieri ha finito sempre più per sostituire il «voi» con un «noi», appassionandosi a questa avventura desiderosa di costruire qualcosa di bello e di utile.

La storia della Piazza dei Mestieri è iniziata ben prima del 2004 quando è stata inaugurata, e anche prima di quando ha iniziato a essere concepita come risposta più compiuta al bisogno dei giovani. Essa è iniziata con una promessa reciproca di un gruppo di giovani universitari.
Molti pensano che la giovinezza sia l’età dei sogni. Ne parlano con un sorriso, misto di cinismo e di nostalgia. Solo che a volte i sogni si avverano. Ma per farlo non occorre una bacchetta o una formula magica o un intervento dall’alto di un deus ex machina. Ci vuole un misto di indefessa tensione ideale, di cocciuta perseveranza, di umiltà nel lasciarsi correggere dalla realtà e, soprattutto, tante ore di lavoro.

Un sogno, dunque, nato al tempo dell’università, dall’incontro di un gruppetto di studenti legati da un’amicizia, nato da un legame pieno del desiderio di essere fecondo in un’operatività per il bene del mondo.
Un amico, Marco, se ne va prematuramente durante una gita in montagna. Questo evento drammatico invece di frantumare il sogno, lo ha trasformato in promessa, in impegno a riuscire a creare insieme qualcosa di bello e di buono con il proprio lavoro.
A Marco Andreoni oggi è dedicata la Piazza dei Mestieri di Torino, nella coscienza che si tratti di un’opera più grande della somma dei singoli apporti degli amici di allora e dei nuovi che si sono legati all’avventura.
Non è una favola, è il racconto di un luogo molto, molto vicino. Alle nostre case e ai nostri cuori. La Piazza è una sfida a non lasciar sommergere l’ideale sotto i sedimenti delle difficoltà e del cinismo. E per chi avrà la possibilità di conoscerci anche solo per una visita di poter comprendere che anche il proprio lavoro, così come quello dei giovani artigiani che frequentano la Piazza, è un’opera affascinante che costruisce in primo luogo il proprio io.


Da uno struggimento


Marco Andreoni

La caratteristica che più amavamo in Marco era la sua voglia di vivere, il suo desiderio di affrontare tutto ciò che la realtà ci poneva dinnanzi partendo da una positività. Questa positività era certamente una caratteristica del suo temperamento, ma era anche stata resa stabile dall’incontro con il cristianesimo che lo aveva accompagnato dagli anni del liceo.

Si stava bene con Marco, il suo desiderio di costruire qualcosa nella vita, di lasciare un segno nella storia era contagioso: quante nottate trascorse davanti ad una birra a discutere, progettare, ad imparare poco per volta ad essere veramente amici, a pensare a cosa avremmo fatto da grandi!

Poi improvvisamente il 4 settembre del 1986 accadde la cosa più inaspettata: un incidente in montagna, sulle montagne che lui amava, in Trentino dove eravamo insieme in vacanza.

Un sentiero semplice, soprattutto per uno scalatore quale Marco era, un sasso che cede, una caduta di oltre trenta metri, lo sgomento: per Marco non c’era più niente da fare.

Un drammatico vuoto per noi e certamente il Paradiso per lui, ma anche la certezza che quel Mistero Buono che insieme cercavamo di conoscere si era reso presente nella nostra vita e rendeva possibile un’unità prima impensata.

Così il desiderio di costruire insieme dei pezzetti di civiltà e di bellezza si è trasformato in opere durante questi anni, fino alla Piazza dei Mestieri.
Grazie Marco.