All’ombra di una ciminiera, ormai scomparsa, dietro le decorazioni floreali dell’Ing. Pietro Fenoglio le Concerie Fiorio sono state un punto di riferimento nell’attività industriale della Torino di metà Ottocento e hanno assunto un ruolo di primo piano nel supporto alla lotta di Resistenza partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale mettendo a disposizione lo stabilimento, la palazzina, le vie d’uscita segrete e i sotterranei che si allacciavano alla rete fognaria fino a Piazza Statuto.
L’architettura

Il complesso delle ex Concerie Fiorio è composto da due edifici, di cui il primo era dedicato all’attività lavorativa e il secondo costruito ed utilizzato come magazzino.
La prima pietra per la costruzione dell’edificio industriale è stata posata il 4 agosto 1837, data nella quale Domenico Fiorio chiede al sindaco di Torino “l’autorizzazione a poter edificare un nuovo edificio da adibirsi appunto a conceria, in regione Martinetto”. Lo stabile negli anni subisce diversi ampliamenti che alla data del 1900 possono dirsi completati.
Il secondo edificio, quello adibito a magazzino, viene costruito nei primi anni del ‘900 su progetto dell’ingegnere e architetto Pietro Fenoglio, conservando negli anni l’unitarietà degli elementi originali.
La struttura portante contiene uno dei primi esempi di quell’innovativo sistema costruttivo, i cui primi esempi si erano sperimentati in Francia andando sotto il nome di “sistema Hennebique” dal nome del suo inventore, François Hennebique. Il sistema è composto da uno schema a telaio costituito dall’unione di pilastri e travi in calcestruzzo armato, sistema che troverà uno dei più compiuti e conosciuti esempi, nel ambito torinese, nella fabbrica del Lingotto. Questo sistema è integrato in una muratura portante perimetrale formata da mattoni in laterizio pieni. Esternamente si leggono gli stilemi del Liberty torinese, con le cornici e i fregi decorati con temi floreali che emergono dal fondo della muratura a segnare lo spazio delle facciate sul fondo intonacato.
Elementi decorativi presenti in modo molto più semplificato nei progetti originali a sottolineare l’intervento dell’ing. Pietro Fenoglio in fase di esecuzione dei lavori e la cura con cui, a quell’epoca, si realizzavano edifici che apparentemente avevano un’importanza minore, ma che nei fatti definivano l’avanguardia nelle costruzioni.
Lo sviluppo industriale ha impresso tracce indelebili sul tessuto di Torino e in particolare in questo borgo, dove nei primi anni del Novecento opifici e ciminiere diventarono elementi caratterizzanti del paesaggio urbano.
Il Borgo San Donato
A partire dal XIV secolo le organizzazioni religiose si stabilirono in città o nei borghi circostanti con lo scopo di esercitare mansioni di apostolato o di fornire servizi sociali. A questo scopo viene edificata la prima Chiesa di San Donato nell’insediamento sorto lungo la strada che conduceva al Martinetto, da questa chiesa prenderà il nome l’intero borgo.
Durante il XVII e il XVIII secolo il Borgo e i suoi dintorni dimostrarono una spiccata vocazione agricola, grazie a un ottimo sistema di irrigazione che facilitava la coltivazione di orti. La sua posizione di tramite tra città ed esterno favorì lo sviluppo di scuderie con cavalli e carri. Accanto a queste attività molti artigiani si stabilirono nel borgo, “attratti” dallo scorrere del canale di Torino che forniva energia a basso costo.
Nella seconda metà del Settecento la vocazione agricola del borgo si trasforma in industriale, infatti nella zona compresa tra San Donato e il Borgo Dora sorgono la maggior parte delle concerie.
Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze il Governo d’Italia stanziò a favore di Torino una rendita annua di 300.000 Lire, che venne utilizzata per la costruzione di un nuovo canale per alimentare le industrie cittadine che si sviluppavano sempre più numerose.
Questi eventi portarono all’incremento dello sviluppo industriale del Borgo con l’installazione di una quindicina di fabbriche principalmente rivolte alla produzione di birra, cioccolato e alla concia delle pelli; tra le maggiori e più significative troviamo due birrifici, Metzger e Bosio-Caratsch (il primo ancora oggi visibile in Via San Donato 68, il secondo in C.so Principe Oddone 19 – ormai scomparso), e le fabbriche di cioccolato Caffarel (fondata nel 1818 in Via Carena) e la Michele Talmone (aperta nel 1850 dapprima in via Artisti e poi ingrandita nella fabbrica di via Balbis, con negozio nel centro città in via Lagrange), alla quale si aggiunse la Streglio e in seguito la fabbrica delle caramelle e pastiglie Leone, la Conceria Fiorio (in Via Durandi 13) e il Mulino del Martinetto, poi Feyles (in corso Tassoni 56).
Nel corso dei primi anni del Novecento il Borgo si popolò sempre più intensamente. Al termine della Prima Guerra Mondiale le industrie che risultavano presenti nel censimento del 1911 erano ancora tutte efficienti. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale la maglia urbana del borgo favorì invece lo sviluppo abitativo di Borgo San Donato, allontanando quelle industrie che avevano saturato il loro lotto isolato e non potevano disporre degli ampliamenti necessari per la nuova organizzazione del lavoro.
La Resistenza
Qui fra dirigenti e operai, cospiranti allo stesso ideale batté il cuore dell’insurrezione piemontese e di qui gli uomini più generosi si avviarono allo lotta, al sacrificio, alla libertà.
Questa frase incisa sulla lapide posta sul fianco di via San Donato delle Concerie Fiorio ci introduce a quello che si celava tra le mura di questi edifici negli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando Sandro Fiorio, proprietario della conceria, si mise a disposizione della Resistenza e dei suoi uomini, pur continuando a svolgere la propria attività industriale.
La conceria diventa in quegli anni un punto nodale della attività del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), luogo di ritrovo e di riunione oltreché di rifugio per esponenti antifascisti (Pietro Allemandi, Duccio Galimberti, Giuseppe Perotti, Eusebio Giambone e Renato Martorelli, Paolo Braccini, Alfonso Ogliaro, Filippo Acciarini). Numerosi furono i momenti e le occasioni che videro la fabbrica (i proprietari e gli operai) protagonista di azioni e situazioni. L’impegno di Sandro Fiorio infatti, non si limitò alla fornitura di un supporto logistico mettendo a disposizione la sua fabbrica, ma fu un impegno attivo con partecipazione diretta a missioni che gli venivano affidate da Paolo Greco.
Nei locali della Conceria, come ricorda Manin Fiorio Barattieri, sorella di Sandro, venne “creato una specie di doposcuola per i figli dei dipendenti; i bambini dell’asilo erano sempre in conceria, quelli che andavano a scuola venivano a fine orario scolastico e facevano i compiti, e se suonava l’allarme potevano scendere nel rifugio aziendale insieme alle loro madri e ai loro padri”.
Alcuni dei militanti del CLN che avrebbero occupato un posto di primo piano nel governo della città dopo l’8 settembre, erano stati ospitati nelle mura della Conceria: tra questi Pietro Passoni (che venne nominato alla carica di Prefetto), Giovanni Roveda (Sindaco) e Giorgio Agosti (Questore).